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Notizie dalla parrocchia di S. Egidio – Anno 2014 Numero 1

Notizie dalla parrocchia di S. Egidio

Anno 2014 Numero 1

Mercoledì 28 Maggio 2014

Carissimi parrocchiani e amici, il I numero delle Notizie dalla parrocchia di quest’anno contiene il testo dell’omelia che ho pronunciato durante la messa della nostra parrocchia davanti all’Icona della Madonna di S. Luca in Cattedrale martedì 27 Maggio, testo che alcuni di voi mi hanno richiesto.

Dio vi benedica e vi doni pace.

D. Giuseppe

 

Martedì 27 Maggio 2014

Omelia durante la messa della Parrocchia di S. Egidio
davanti all’Icona della Madonna di S. Luca in Cattedrale

Letture Is 7,10-14; 8,10 – Sal 39 – Lc 1,26-38

 

Cari fedeli qui convenuti, carissimi parrocchiani di S. Egidio, le letture di oggi ci presentano due dialoghi, quello di Dio con un re empio della casa di Giuda e quello dell’angelo Gabriele con la vergine Maria.

Al re Acaz il Signore domanda di chiedere un segno, ma egli si rifiuta. Alla vergine Maria l’angelo propone un disegno d’amore, ed ella accetta. L’accostamento e il contrasto evidente tra le due figure, un uomo e una donna, una persona empia ed una obbediente, ci aiutano oggi a collocarci con rinnovata autenticità davanti all’Icona della Madonna di S. Luca, intorno alla quale anche quest’anno la nostra parrocchia di S. Egidio è convocata per celebrare i divini misteri.

Impressiona che il rifiuto del re empio sia ammantato di religiosità. Dice: «Non chiederò un segno, non voglio tentare il Signore» (Is 7,12). Talvolta, a ben guardare, anche noi sappiamo ammantare le resistenze del nostro cuore e le disobbedienze della nostra anima con apparente e ipocrita religiosità, quasi come se in fondo sentissimo, e manifestassimo in questo modo ipocrita e falso, il bisogno di autogiustificarci, di assolverci da soli dai nostri peccati, come ha fatto anche il nostro progenitore, Adamo, dopo il peccato originale, accusando Dio di essere stato la causa prossima del male compiuto dall’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato» (Gen 3,12). Nella nostra astuzia ci arrampichiamo sugli specchi per evitare di riconoscere e di ammettere pubblicamente la verità che faticosamente cerca di emergere nella nostra coscienza.

La vergine Maria, al contrario, non ha alcunché da nascondere e d’altra parte non ha nulla da dover dimostrare. La sua innocenza è nota a Dio, che per questo l’ha scelta per ospitare il suo bene più prezioso, il suo unigenito Figlio. Maria, diversamente da Eva, la sua progenitrice, non sospetta della notizia di gioia ricevuta dall’angelo né specula ipocritamente sulla propria religiosità, quasi che fosse preoccupata di ostentare la propria virtù e di raggiungere faticosamente e da sola la perfezione della propria anima. Nel dialogo con l’angelo chiede con umiltà e timore semplicemente il senso e il come del progetto d’amore che la riguarda, per aderirvi finalmente senza riserve: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).

Con la sua docilità e obbedienza Maria ci ha aperto una strada che anche noi possiamo, con la grazia di Dio, provare ad imboccare e a percorrere. Fidarci ogni giorno del Vangelo, la buona notizia che ci riempie di gioia, quella gioia del Vangelo che il Papa Francesco ci esorta continuamente a riscoprire, accogliere, vivere e testimoniare a tutti. Il Papa ci chiede in particolare e con insistenza di prendere ogni giorno in mano il libro del Vangelo, anzi di portarlo sempre con noi, di leggerlo e di attingere da esso conforto e consolazione. Insieme al certificato del nostro battesimo, il Vangelo certifica l’amore senza pentimenti di Dio per Israele e per la Chiesa, e quindi per l’umanità intera. La maggior parte del genere umano vive ancora senza avere mai sentito la buona notizia del Vangelo, la notizia cioè che Gesù con la sua morte ha vinto la morte e con la sua risurrezione ha inaugurato un nuovo corso della storia per tutta l’umanità.

Maria per prima ha fatto davvero suo il Vangelo, lo ha fatto diventare carne della sua carne ed ossa delle sue ossa. In lei la Parola si è fatta carne, il Verbo è stato concepito, si è formato ed è cresciuto. Da lei è nato il Figlio di Dio, il nostro fratello Gesù.

Tra pochi giorni, celebreremo le Solennità dell’Ascensione e della Pentecoste. S. Paolo spiega ai Galati il significato profondo e le conseguenze straordinarie dell’obbedienza di Maria: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio». (Gal 4,4-7).

Cari fedeli, viviamo così la nostra visita alla Madre di Dio rappresentata dall’Icona della Madonna di S. Luca. Ammirando la sua obbedienza alla Parola, ringraziamo Dio per averci mandato il suo Figlio perché tutti noi qui presenti «ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,5). La prova misteriosa e reale di tale adozione è il grido dello Spirito presente nel cuore di ognuno di noi: «Abbà! Padre, papà». Grazie a Maria madre di Gesù ciascuno di noi oggi si riscopre figlio adottivo di Dio. Grazie a Maria, riempita di grazia, visitata dallo Spirito Santo e riempita dal Verbo che in lei si è fatto carne, anche ognuno di noi si trova oggi riempito di grazia, visitato dallo Spirito Santo e inabitato dal Figlio di Dio.

Anche per te, dunque, valgono le parole di S. Paolo: «Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio» (Gal 4,7).

Sia lodato Gesù Cristo.

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