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40127 BOLOGNA
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S.Messe

Domenica: ore 9 e 11
Lunedì: ore 7 e 18.30
Martedì: ore 7 e 18.30
Mercoledì: ore 7 e 18.30
Giovedì: ore 7 e ore 18.30
Venerdì: ore 7 e ore 18.30
Sabato e prefestivi: ore 18.30

Confessioni

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PROGRAMMA LITURGICO dal 9 al 16 luglio 2017

Domenica 9 luglio,
XIV del tempo ordinario
6.30 Ufficio delle Letture, 8 Lodi,
9.30 Messa.
Lunedì 10 luglio 6 Ufficio delle Letture, 7 Lodi, 12.40 Ora media, 17.30 Rosario, 17.55 Vespri,
18.30 Messa, 19.15 Lectio Divina.
Martedì 11 luglio,
S. Benedetto
6 Ufficio delle Letture, 7 Lodi, 12.40 Ora media, 17.30 Rosario, 17.55 Vespri,
18.30 Messa, 19.15 Lectio Divina.
Mercoledì 12 luglio 6 Ufficio delle Letture, 7 Lodi, 12.40 Ora media, 17.30 Rosario, 17.55 Vespri,
18.30 Messa, 19.15 Lectio Divina.
Giovedì 13 luglio,
S. Clelia Barbieri
6 Ufficio delle Letture, 7 Lodi, 17.30 Rosario, 17.55 Vespri,
18.30 Messa, 19.15 Lectio Divina.
Venerdì 14 luglio,
S. Camillo De Lellis
6 Ufficio delle Letture, 7 Lodi, 17.30 Rosario, 17.55 Vespri,
18.30 Messa, 19.15 Lectio Divina.
Sabato 15 luglio,
S. Bonaventura
11.30 Matrimonio, 17.30 Rosario, 17.55 Primi Vespri,
18.30 Messa prefestiva, 19.15 Lectio Divina.
Domenica 16 luglio,
XV del tempo ordinario
6.30 Ufficio delle Letture, 8 Lodi,
9.30 Messa.

AVVISI

Nelle domeniche di luglio e agosto si celebra soltanto una S. Messa alle ore 9.30. Dal lunedì al sabato si celebra come al solito la S. Messa alle ore 18.30.

NOTIZIE DELLA PARROCCHIA DI S. EGIDIO

Anno 2017 Numero 16 sabato 8 luglio 2017

Il «mare nostrum»

Cari fratelli e sorelle, gli antichi romani, dominatori secolari di un grande Impero, chiamavano giustamente il Mar Mediterraneo «Mare Nostrum», un’espressione latina che anche i non conoscitori di questa lingua morta possono facilmente comprendere: il nostro mare. Nostro, ancora oggi, perché lambisce per intero il nostro bel paese. Nostro, perché quanto vi succede in questi anni e in queste settimane ci rende corresponsabili della vita e della morte di quanti lo attraversano. Forse qualcuno di noi preferirebbe non considerare più nostro il più grande cimitero a cielo aperto del nostro pianeta. Il nostro vescovo Matteo ne ha parlato in una veglia di preghiera intitolata «Morire di speranza», svoltasi sabato 24 giugno nella basilica di S. Martino. Vi riporto di seguito il testo del suo discorso. Dio vi benedica e vi doni pace. Don Giuseppe

 

Di solito pensiamo di non farci ingannare perché siamo sospettosi, diffidenti, protetti da qualche sistema difensivo. Eppure ci facciamo ingannare dal vero «ingannatore», il male. L’inganno, per esempio, è quello che ci fa credere di potere stare bene da soli. Il male ci fa vedere i nemici dove non ci sono, facendo crescere così il seme sempre pericoloso della divisione e, alla fine, non facendoci riconoscere e combattere i veri pericoli. Uno degli inganni peggiori è pensare di stare bene chiudendo gli occhi con il sonno dello stordimento, con le mille attrazioni e dipendenze. È un inganno restare lontani, non farsi ferire dalle immagini terribili di povera gente che scappa o che muore in mezzo al mare, alle quali ci abituiamo o che avvertiamo con fastidio per noi e non per loro! L’inganno è credere che i poveri non ci riguardano, che possiamo fare finta di non vedere oppure che possiamo rimandarli indietro come se potessero scomparire. Il benessere illude che possiamo stare bene senza fare niente per gli altri e che possiamo non farci carico dei problemi. L’inganno è anche quello di credere che non si tratta di povera gente, di uomini e donne, di persone che hanno paura, che soffrono, che fanno l’ultima telefonata prima di un rischio terribile, che piangono, che cercano la mamma, che diventano matti se non trovano risposte. Sembra non abbiano diritto ad essere capiti, ascoltati, guardati con umanità mentre sono giudicati, visti subito negativamente, classificati come pericolo e non come persona. Sono morti per cercare di entrare in Europa, la stragrande maggioranza di loro in mezzo al mare. I loro nomi vogliamo ricordare. Una strage, che ha ridotto il mediterraneo a un cimitero. Per i cristiani il giudizio, oggi e domani è chiaro, concreto, davvero realista: avevo fame, sete, ero nudo, straniero e tu hai fatto o non hai fatto qualcosa a ciascuno di loro. Spesso è una stessa persona che ha fame, sete, malata, nuda, straniera. L’unica spiegazione del Vangelo è lapidaria: qualsiasi cosa che avete a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me! Considerando questo dovremmo sospettare di tutte le nostre giustificazioni, che ci ingannano, pensando che possiamo non fare nulla. Chi «fa» la risposta a quel Gesù non si complica la vita inutilmente, non si compiace di sentimenti buonisti, ma guarda in faccia la storia. L’inganno è anche credere che fare qualcosa è troppo difficile. Cercare una risposta per loro, invece, rende intelligenti, perché la misericordia apre sempre nuove strade, come quella dei corridoi umanitari, risposta coraggiosa alle necessità dei rifugiati che cercano futuro. Solo l’accoglienza crea quello che non c’è. La chiusura conserva ma la conservazione, che sembra intelligente e sicura, significa in realtà perdere. Certo, il mondo mette paura. La descrizione del Vangelo è chiarissima, terribile. È proprio vero. Si solleva nazione contro nazione e regno contro regno, e vi sono in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze. Tutti questi nostri fratelli conoscevano bene queste parole, le portavano negli occhi, nelle ferite del corpo e del cuore. Sono le apocalissi nel senso stretto del termine di quando crolla tutto, resti senza niente, non vedi altro che disperazione. Aiutarli significa anche combattere un poco per la pace e migliorare, per quello che possiamo, l’ecologia così compromessa del mondo. Violenze, persecuzioni, catastrofi naturali, carestie costringono – perché non è libera scelta ma l’unica possibilità per vivere – ad abbandonare la propria terra. I nostri fratelli ci insegnano la speranza e il suo prezzo. Sì, ce la insegnano, perché per noi speranza è diventata un’ipotesi, non una scelta indispensabile per vivere. Ce la ricordano anche tanti nostri ragazzi che per speranza vanno lontano perché in Italia non trovano quello che cercano. Non dobbiamo smettere di giocare come chi può permettersi di non avere più speranza e cerca solo di conservare quello che? Morire di speranza ci chiede di vivere con speranza e non sopravvivere a noi stessi! E speranza è, come ci insegnano, lotta, sacrificio, giocarsi tutto. Non un elegante e insipido girarsi attorno sicuri di avere sempre un’altra possibilità, altro inganno del principe di questo mondo, che ce le fa dissipare tutte. Di speranza si muore, perché la speranza è l’ultima a morire. Ma noi non possiamo far morire la speranza e questi fratelli ci chiedono di aiutarli. Speranza non è un auspicio, un desiderio per il quale pensiamo non pagare nulla. Per la speranza vera ci mettiamo tutto noi stessi. Il cristiano non evita il male. Non è inerte di fronte al male, non cerca compromessi per non avere problemi. Cerca la gioia e sa che non la si trova da soli e che per averla occorre cercarla anche per gli altri. Il cristiano il nemico lo combatte, non fa mica finta. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Qual è la perseveranza? L’insistenza dell’amore. Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Salvare solo un nome, adottarlo, aiutare la loro speranza ci aiuta a trovare anche la nostra, ci aiuta a guardare il domani, perché la speranza è avanti. E vale la pena sempre. La speranza, la più umile delle virtù, ci aiuti a guardare avanti e sfuggire alla tentazione di ridurla a ottimismo vago e a credere che ci possa essere una speranza individualistica. La speranza unisce sempre agli altri. Un mio amico in un’occasione come questa, cercò di convincere tutte i paesi costieri della Sicilia, le isole come Lampedusa, a accendere una candela e metterla sulla finestra per dare speranza a chi è in mezzo al mare. Aveva ragione. Facciamolo anche noi da quella finestra del nostro cuore con la preghiera e insieme con l’accoglienza, con l’attenzione, con l’intelligenza dell’amore. Ave Stella del mare, madre gloriosa di Dio, Vergine sempre, Maria, porta felice del cielo. Spezza i legami agli oppressi, rendi la luce ai ciechi, scaccia da noi ogni male, chiedi per noi ogni bene, soprattutto per chi affronta per disperazione viaggi alla ricerca del futuro. Donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino, fa che vediamo il tuo Figlio, pieni di gioia nel cielo. E con lui i suoi fratelli più piccoli. Accogli nella casa dove prepari un posto perché nessuno sia perduto.

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